Roma città dei murales: street art da Testaccio ad Ostiense

La prima opera che vediamo si chiama “The jumping wolf”, cioè il lupo (o meglio, in questo caso la lupa) che sta balzando, ed è l’interpretazione moderna che Roa, artista belga, ha dato della lupa romana. La lupa, e quindi Roma, è molto magra, scarna, sofferente, non è una lupa in buona salute. L’arrivo di questa lupa nel quartiere ha generato diverse critiche, e l’opera è stata voluta da una delle poche gallerie d’arte che a Roma si occupa di arte urbana la cui sede si trova proprio a Testaccio e che è la Modern Art Contemporary. Si tratta in questo caso di una committenza privata però accettata anche dai condomini che abitano nel palazzo che è stato decorato con questa opera.
Roa ha realizzato a Roma anche un’altra opera nel quartiere Prati, l’orsa Danzica. Per questo artista esistono in pratica solo gli animali, e c’è sempre questo dualismo tra l’animale ed il suo scheletro che in questo caso della lupa non è stato possibile effettuare. La realtà attuale della lupa ed anche la nostra è una condizione di sofferenza. La maggior parte di questi artisti di arte urbana ha fama internazionale; Roa ha realizzato quest’opera da solo partendo da un bozzetto su un foglio A4, avvalendosi di un braccio meccanico, ed ha utilizzato vari tipi di pennelli – non ci sono spray -; lui utilizza soltanto il bianco e il nero anche se in questo caso ha usato uno sfondo rossiccio.
Il mattatoio di Testaccio viene costruito in questo quartiere intorno al 1890/92 su progetto dell’architetto Herzog, lo stesso che ha progettato il serbatoio d’acqua per portare l’acqua al Pincio. Viene scelto questo luogo anche per la vicinanza al fiume, importante per pulire gli ambienti, ed era organizzato in maniera molto moderna; ci sono ancora le strutture per portare i vari pezzi di carne nei vari padiglioni. Questa è una delle poche strutture a Roma dove si può ancora vedere l’utilizzo del ferro in stile liberty nelle costruzioni a fine ‘800/inizio ‘900, perché il ferro romano soprattutto durante il ventennio fascista fu rifuso. Il mattatoio era organizzato in padiglioni per la lavorazione della carne soltanto di maiali e bovini, perché il resto delle carni veniva lavorato ai mercati generali, e già all’epoca c’era la divisione tra il mattatoio normale e il mattatoio ebraico, con una sezione separata. Il mattatoio lavora fino al 1970. Ci sono mangiatoie ed abbeveratoi dove gli animali venivano stabulati, la pelanda dove venivano pelati i maiali.
La vita di questo quartiere ruotava intorno al mattatoio (basti pensare a Via delle Conce, dove c’erano i conciatori di pelli, ed alla Miralanza, fabbrica di saponi e candele al di là del Tevere), e c’era tutta un’economia collegata al mattatoio. All’interno del mattatoio, in corrispondenza della Città dell’Altra Economia, ci sono due opere di due artisti romani molto giovani degli anni ’80 che uniformano un po’ il loro stile: Diamond realizza una sorta di pin-up anni ’50, mentre lui di solito fa cose molto diverse; dall’altra parte c’è un Iron Man di Flavio Solo piuttosto canonico, ma prerogativa dell’artista è realizzare supereroi in crisi di identità ed abbastanza sconsolati, come il Superman a Trastevere che mangia panini e l’Uomo Ragno a Via dei Volsci, quartiere San Lorenzo, catturato dalla polizia. Questo altro luogo è una parte esterna di pertinenza dell’ex mattatoio dove venivano decisi i prezzi degli animali giorno per giorno; gli animali considerati idonei per la macellazione venivano portati nel mattatoio, quelli non idonei portati in un luogo esterno ora adibito a parcheggio.
Gli stranieri, soprattutto americani, si stupiscono di trovare ancora in strada fenomeni di writing, che è nato negli Stati Uniti ma lì sta scomparendo. Il writing è l’arte pittorica che nasce insieme all’hip hop e alla break dance, ovvero il modo in cui le periferie americane manifestano la loro presenza facendo qualcosa per colpire l’occhio e l’immaginazione. Nasce l’esigenza di rifarsi presenti in maniera “violenta” attraverso la bomboletta spray, perché è vietato ovunque scrivere sui muri e quindi bisogna avere un mezzo veloce per scrivere e soprattutto saper scrivere; ciò ci dice anche che i writers non sono degli ignoranti.
All’inizio del writing ciò che si fa è scrivere il proprio nome, la propria firma, con il fenomeno del bombing perché il nome deve leggersi ovunque ed in maniera massiccia, ma a questo deve seguire un’evoluzione dello stile che è anche artistica e personale, evolvendo in modo sempre più complesso. Più si è complessi, più si fa una cosa che colpisce e più si viene apprezzati nell’ambiente del writing ma anche fuori, perché l’obiettivo è colpire l’immaginario della persona che non è neanche importante che riesca a leggere il nome ma che apprezzi questa forma di arte. I writers sono moderni calligrafi, e spesso ogni lettera è abbinata ad un pattern, ad un’immagine. Questi non sono lavori fatti da una sola persona, ma lavori in cui persone che condividono un certo modo di pensare si organizzano a fronte di un’organizzazione a tavolino che parte da un bozzetto e da una collaborazione con ruoli prestabiliti. L’obiettivo è artistico, e questi artisti urbani vogliono sapere se le loro opere sono piaciute al pubblico, come nel caso dei writers che decorano i vagoni dei treni.
Che rapporto c’è tra questi e gli altri che abbiamo visto prima? A volte sono le stesse persone, a volte l’interesse rimane quello per la calligrafia, come avviene nel caso di Topsy e Daniele Tozzi, che restano calligrafi per tutta la vita. Alla fine anche il mercato si è appropriato di queste forme d’arte, basti pensare al tram ricoperto da un adesivo pubblicitario, ma anche in una serie di applicazioni pittoriche possibili soltanto grazie all’uso delle bombolette spray con gli ugelli che spesso vengono pubblicizzate dai writers stessi. Manca la componente di manifestazione ulteriore del disagio sociale e del dissenso in queste opere di writing in Italia, dove quest’arte scompare nei centri sociali e riemerge in strada soltanto da pochi anni ad esempio nell’opera che si trova sempre in quest’area contro la TAV e nell’opera degli LA 180 (la legge che abolisce i manicomi in Italia) con l’europescecane che ci sta mangiando. Gli stessi artisti che si occupano di disagio nei quartieri puntano il dito contro l’abbandono in cui versano le periferie, e l’arte urbana non fa che sottolineare questo degrado.
Non è vero che non esistono regole, esistono invece regole ben precise: si tratta di laureati o comunque persone che hanno una certa cultura dell’arte, quindi non andrebbero mai a scrivere sui muri di San Pietro. L’altra regola è che non ci si ricopre gli uni con gli altri, con qualche eccezione a questa regola: o per esprimere un dissenso verso quell’opera o per mancanza di spazio. L’accademia di Belle Arti ha recintato questo spazio e dopo un periodo di nulla i writers hanno ricominciato a scrivere. Nella stessa zona c’è lo spazio per il ricovero delle botticelle di Roma, mostre di arte contemporanea al Macro ed un’altra parte occupata dalla facoltà di Architettura, la Scuola popolare di musica di Testaccio ed il centro anziani.
Una forma diversa di arte urbana è quella proposta da Alice Pasquini, che si ritrova in molti quartieri di Roma: suoi colori sono sempre il turchese ed il salmone e le tematiche quelle di donne e bambini. E’ un’artista che è nata in strada, cosa piuttosto atipica per le donne, anche se adesso è più frequente pur restando un mondo molto maschile. Alice è nata negli anni ’80 ed è da sempre interessata all’arte di strada con la tecnica dello stencil oppure di tutto pennello come in questo caso. Non è un’opera commissionata ma facente parte di un programma di Sky Arte con altri tre artisti completamente diversi, tutti uomini, che realizzavano le loro opere su questo cubo. Alice è una street artist molto amata ed a Roma l’unica che affronta il tema della donna declinato in tutte le sue forme; le sue narrazioni sono sempre molto belle sia pacate e dolci sia riferite a storie più tristi e dure. I colori sono perché secondo lei sono quelli di Roma nelle giornate di cielo terso.
Sull’altra faccia del cubo c’è un tema ecologico, ed alcuni di questi artisti hanno dei personaggi firma, come per Mrfijodor l’elefantino rosa con tre occhi, protagonista di una storia degli anni ’60 in cui questo elefantino si sentiva a disagio per essere sempre visibile per il suo colore acceso finché la mamma non gli spruzza addosso del fango facendolo diventare dello stesso colore degli altri elefanti. Le altre due facciate, tra cui una di JB Rock, sono state ricoperte.
Uscendo da quest’area possiamo vedere il Monte dei Cocci, la più grande discarica a cielo aperto del mondo antico, un monte artificiale che nasce dal continuo accumulo di cocci ed anfore romane. Le navi arrivavano via mare e poi altre navi risalivano il Tevere; le anfore in genere venivano riutilizzate, ma quelle dell’olio non potevano essere riutilizzate e quindi l’olio veniva trasferito in anfore più piccole e le anfore più grandi rotte per poi sistemare i frammenti con la calce fino a creare questo monte artificiale. Prima era un luogo aperto dove si svolgevano anche i giochi del Carnevale romano, ora bisogna chiedere il permesso per un’apertura speciale. Attraverso lo studio di questi frammenti si può avere un documento storico sui luoghi e le epoche di produzione dell’olio nei tempi antichi. Le casette di Via del Monte dei Cocci sono appoggiate al monte artificiale ed hanno inglobato le sue strutture.
Ex Voto: Madonna del Futbol davanti a quello che era il primo campo della Roma, adesso abbandonato. Viene mantenuta l’iconografia classica della Madonna che sta sul mondo però reinterpretata, ed in questo caso si tratta di un adesivo. Per velocizzare le esecuzioni delle opere si può utilizzare anche la tecnica dello stencil, ossia delle mascherine che vengono appoggiate sul muro e su cui poi viene spruzzato il colore. Un’altra tecnica molto utilizzata da Alice è quella di spruzzare e poi rifinire i contorni con un Uniposca. Molti di questi artisti hanno anche altri canali ed un mercato molto florido, quindi i due mondi si parlano molto anche attraverso l’uso dei social network come Facebook ed Instagram che hanno rivoluzionato il mondo della street art dando una visibilità incredibile ed immediata.
La componente di precarietà di queste opere è parte integrante dell’opera, fa tutto parte dell’arte, anche il rischio di venire scoperti a fare cose illegali come scrivere sui muri e dover scappare.
Ostiense è il quartiere fuori dalle mura aureliane e quindi esente dal dazio, per questo si decide l’industrializzazione in questa zona; nasce intorno al 1930 ed è una delle zone di Roma dove avvengono gli scontri più sanguinosi presso la Porta San Paolo a seguito della battaglia dopo l’8 settembre. La congiunzione delle mura in questo punto scompare proprio a seguito di questa battaglia, secondo alcune testimonianze; secondo altre invece già era scomparsa prima.
Rising Love: stencil su carta di Lex e Sten, ragazza pugliese e ragazzo romano, esperti di stencil con questa tecnica che è molto difficile soprattutto adoperata su superfici così grandi ed usando una carta molto sottile. Si tratta di due artisti italiani la cui identità è ignota. Su questo aspetto ogni artista fa la sua scelta, loro hanno deciso di non svelare la propria identità così come fa Blu.
Lex e Sten sono interessati ai volti delle persone comuni in molti casi tratti da fotografie d’epoca degli anni ’50 e ’60, sono interessati all’aspetto realistico e quasi fotografico. Di fianco un’opera completamente diversa, di Mr Thor, un’artista che viene dalla fotografia e quindi ci lascia un’opera molto realista. Permane l’idea del realismo ma ottenuta con tecniche completamente diverse. L’uomo rappresentato sul muro è una versione ringiovanita di Berlusconi, ed in senso lato la rappresentazione di un uomo di successo con un certo tenore di vita (nel rettangolo qualcuno infatti aveva scritto Bunga bunga, scritta che poi è stata cancellata dal Rising Love).
Di fronte un’opera completamente diversa, di Herbert Baglione, realizzata nell’ambito dell’Outdoor festival 2011, sulla parete esterna della fabbrica di legnami Blasi che si occupa anche di mantenerla integra per quanto possibile. Baglione è brasiliano, ed in Sud America c’è una grande tradizione di muralismo che parte da Diego Rivera, marito di Frida Kahlo. Anche Agostino Iacurci è stato da Herbert Baglione per imparare le tecniche e gestire superfici ampie. Il tema di questo murales in bianco e nero è la solitudine delle nostre città: ogni personaggio è isolato dagli altri e alcuni non possono neanche vedere, avvolti da spirali o privi di testa.
Più avanti su Via delle Conce troviamo l’elefantino di Mrfijodor, e nel sottopasso prima c’era un’opera immensa di Lucamaleonte e Hitnes che è stata cancellata.
Fronte del Porto decorato da Blu, artista molto particolare che tiene molto a preservare la sua identità personale anche se è molto amabile; marchigiano, considerato uno dei migliori artisti urbani a livello mondiale, a Roma ha realizzato oltre a quelli ad Ostiense e all’Acrobax anche un murales a San Basilio. Questo è invece un murales pensato per questo luogo, una ex caserma dell’aeronautica militare abbandonata che poi è stata occupata da tante famiglie anche straniere. Interessante l’uso delle finestre come occhi e delle porte come bocche di questi personaggi. Lui ha dipinto da solo per mesi su questo palazzo calandosi dall’alto con le funi ed usando le aste metriche, ed è stato invitato dagli occupanti a dipingere il palazzo. Il suo concetto di arte per lui è un qualcosa di protettivo rispetto alle strutture su cui viene praticata, perché in genere nessuno si permette di distruggere una struttura del genere, cosa che purtroppo non avviene in tutti i casi. Altra cosa interessante è che ogni faccia ha un colore, ed i colori si mischiano solamente in due punti, all’angolo in un bosco arcobaleno e sulla porta d’ingresso dell’edificio. Moltissime di queste facce possono essere lette in chiave di critica pesante alla società attuale, come nel caso della testa vuota in cui si stanno riversando delle lettere. Ogni volta che c’è una provocazione legata alle sue opere lui è molto bravo a non rispondere e ad accettare la precarietà insita nell’arte urbana, come nel caso della parte di murales suo cancellato e censurato a San Basilio, con la polizia che aveva ucciso un ragazzo contestatore che si trasformava in capre e maiali.
In questo murales del Fronte del Porto c’è anche una moderna arca di Noè, spettacolare come colori ed impatto visivo, sul lato che dà su Via Ostiense. Al di là del significato sociale di denuncia dell’opera in sé c’è un aspetto artistico di abilità incredibile: l’artista non lavora mai con la stessa luminosità e le stesse condizioni atmosferiche, e lui è un altro che lavora partendo da un foglio di carta A4, non proietta l’immagine ingrandita sulla superficie come fanno altri. Al posto degli animali nell’arca ci sono i migranti, e tutti siamo migranti.
Nel sottopasso ferroviario la 999 di Testaccio ha affidato il ponte a sette artisti che non hanno neanche scelto una tematica comune ma hanno portato la loro tematica personale: nel caso dell’elicottero due artisti portoghesi che lavorano con la silhouette che non ha niente a che vedere con Shelley o Gramsci di Ozmo, sepolti nel vicino cimitero acattolico a lato della Piramide. C’è anche la carta dei tarocchi dell’Angelo, una figura che ha un piede nelll’acqua ed un piede nella terra che è l’immagine della temperanza a cui però aggiunge qualcosa di diavolesco. Poi c’è Andreco, ingegnere ambientale che fa installazioni tridimensionali ma qui fa solo murales quindi cambia l’effetto. C’è anche un pezzo molto bello di Lucamaleonte ed anche di 2501. Ci sono scritte e firme sopra le opere a differenza di molte delle cose che abbiamo visto finora, perché questo era uno spazio libero fino alla decisione di 999 e gli artisti urbani romani si ribellano tentando di riprendersi  quello che era il loro spazio.
Via dei Magazzini Generali: JB Rock da una parte, Sten & Lex dall’altra. Tutto ciò che è writing e muralismo è comunicazione, ed anche queste opere sono dedicate alla comunicazione. JB Rock raffigura personaggi per lui significativi dalla A di Alighieri alla Z di Zorro, ogni personaggio una lettera in un doppio livello di comunicazione con personaggi legati alla parola o alla musica, ed ognuno di questi personaggi rappresenta un modo di fare comunicazione.
Nel murales di Sten & Lex la pantera donna della forza creatrice col controllo della ragione e volti di persone comuni del quartiere che hanno l’opportunità di confrontarsi con i personaggi importanti che hanno di fronte.
Testa di una donna, la signora Contini, fondatrice di questa grossa impresa elettrica; dai trasporti fluviali cominciano a fare componenti elettriche e da fine ‘800 sono ancora qua, quindi Axel Boyd commemora questa donna raffigurandola di spalle perché sta guardando verso il futuro. Nel tondo ci sono piccoli omini, in un omaggio nell’omaggio: sono coloro che con il loro lavoro, il sacrificio e la fatica hanno permesso a questa impresa di esistere e resistere anche durante i bombardamenti in questa zona ed in altre durante la Seconda Guerra Mondiale, come Garbatella e San Lorenzo.
Agostino Iacurci è un illustratore anche di libri per bambini prima di essere un artista urbano; usa colori pastello, mai violenti, e la narrazione è molto semplice per certi versi e per altri no. Il tema del murales è legato al fatto che ci sia la pescheria ed il fiume, ma spuntano delle mani come di persone che cercano aiuto mentre il nuotatore nuota e non le vede. Qui le finestre sono utilizzate come pesci e quindi inglobate all’interno della narrazione, in un’altra sua opera anche i pezzi mancanti del muro sono utilizzati come parte integrante dell’opera. Con questo tipo di arte è la prima volta che anche un’arte pittorica arriva in strada, con queste grandi pareti e tecniche varie, con tutte le dimensioni ed anche usando tecniche tridimensionali come nel caso del bombing delle installazioni che vengono dai videogiochi che però in molti casi vengono rimossi per via del loro valore di mercato molto alto.
 

Pubblicato da

Esther Maurini

Tour guide around Italy, based in Rome, I love to share my knowledge and experience with people interested in art, history and culture of this beautiful country

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